Sono al supermercato con mia figlia ... Fuori diluvia, molti i frastuoni, le luci, i movimenti.
Chiedo a mia figlia se ha visto la ricotta, e subito una signora non giovanissima che fino a quel momento non avevo notato, alza lo sguardo verso di me e mi sorride: " Che bello sentire parlare Italiano!".
Mi fermo a chiacchierare.
Non e' la prima volta che ci accade, anzi!!!! Non so ben dire da cosa dipenda questa giovialità' di rapporti tra perfetti sconosciuti ma, di fatto, da quando siamo sbarcati qui, partendo da Ikea, passando per gli arrivi del Boston Logan Airport, alla pista di pattinaggio, fino al supermercato di oggi, questi sono stati i luoghi dove fino ad oggi abbiamo avuto modo di incontrare italiani, e di ritrovarceli poi anche in altri contesti, fino ad arrivare ad una stabile e piacevole frequentazione; Amiamo dire che gli Italiani a Boston e hinterland sono come la "corona di un rosario": conosciuto uno, "sgrani" molti altri.
Chiedo a mia figlia se ha visto la ricotta, e subito una signora non giovanissima che fino a quel momento non avevo notato, alza lo sguardo verso di me e mi sorride: " Che bello sentire parlare Italiano!".
Mi fermo a chiacchierare.
Non e' la prima volta che ci accade, anzi!!!! Non so ben dire da cosa dipenda questa giovialità' di rapporti tra perfetti sconosciuti ma, di fatto, da quando siamo sbarcati qui, partendo da Ikea, passando per gli arrivi del Boston Logan Airport, alla pista di pattinaggio, fino al supermercato di oggi, questi sono stati i luoghi dove fino ad oggi abbiamo avuto modo di incontrare italiani, e di ritrovarceli poi anche in altri contesti, fino ad arrivare ad una stabile e piacevole frequentazione; Amiamo dire che gli Italiani a Boston e hinterland sono come la "corona di un rosario": conosciuto uno, "sgrani" molti altri.
La Signora che mi ferma pero', appartiene ad un altro tipo di immigrati a Boston: e' della provincia di Frosinone, e mi racconta che e' arrivata qui negli anni cinquanta, che ha smesso di lavorare da poco, e solo da pochi anni si permette il lusso di tornare ogni anno a casa. Mi chiede come mai sono arrivata qui, le racconto, e lei ad un certo punto mi chiede se ho nostalgia.
C'e mia figlia con me, va bene la giovialità ma devo comunque "fare la parte" (almeno con la perfetta sconosciuta incontrata al supermercato ), cerco di sdrammatizzare, le dico che quest'anno e' volato, che non abbiamo mai veramente sentito la " cesura" dalle persone care, grazie a Skype, What's up, telefonate giornaliere attraverso i numeri verdi.
C'e mia figlia con me, va bene la giovialità ma devo comunque "fare la parte" (almeno con la perfetta sconosciuta incontrata al supermercato ), cerco di sdrammatizzare, le dico che quest'anno e' volato, che non abbiamo mai veramente sentito la " cesura" dalle persone care, grazie a Skype, What's up, telefonate giornaliere attraverso i numeri verdi.
La signora mi guarda mentre parlo, annuisce mi dice che ai suoi tempi si parlava soprattutto con i telegrammi e che anzi, l'arrivo di un telegramma era foriero di notizie infauste e poi ... si sgretola!!!! Mentre si commuove, mi racconta che nel 1962 il padre si ammala e lei via telefono, attraverso ben 3 collegamenti ( Boston-New York, New York-Roma, Roma-Frosinone) riesce a salutarlo per l'ultima volta............13 minuti di conversazione = 130 dollari.
Ci salutiamo, mi abbraccia e mi bacia: mi ringrazia per la conversazione.Io vado via dal supermercato senza ricotta, con il cuore in subbuglio: saremmo stati noi in grado di sopportare quanto i nostri padri hanno patito lontano dai loro cari? Esiste il modo di non mandare perdute tali memorie? Possiamo noi fare tesoro di queste sofferenze passate?